Icone: tecnica
La gessatura (levkas)
L’operazione seguente, che consiste nella preparazione e applicazione dell’intonaco (levkas), è piuttosto complessa in ragione delle sue conseguenze. Per preparare l’intonaco, si impiega della polvere di gesso (o di alabastro) di ottima qualità, oltre a della buona colla diluita in acqua al 10%. |
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Tra le molte ricette utilizzate per la preparazione dell’intonaco, la più semplice in uso oggi fra gli iconografi è la seguente: si diluiscono 100 gr di colla di coniglio in 1 litro di acqua scaldandola a bagnomaria. Quindi si verserà a pioggia il gesso (1000 gr. gesso, di cui 80% Bologna, 800 gr, e 20% Meudon, 200 gr) nel composto evitando che raggiunga l’ebollizione. |
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Inizialmente la prima mano di gesso deve essere più diluita. Per questo si verserà il 60% del gesso totale nell’acqua con la colla, lasciandolo depositare, senza mescolare. |
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La prima mano di gesso deve essere data con il pennello, “tamponando” la tavola e poi ripassandola con la mano, in modo da far penetrare il gesso nelle trame della tela. |
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Nelle mani successive si aggiungerà gesso al composto (per la seconda e terza mano) stendendo mani incrociate di gesso e facendo attenzione a scaricare bene il pennello sui bordi interni. |
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Per gli altri strati (6 mani stese a pennello) si aggiunge il gesso rimanente, ogni volta riscaldando l’intonaco a bagnomaria e ricoprendo la tavola con più strati sovrapposti, il più sottili possibile.
Tra l’applicazione di uno strato e quella del successivo è bene lasciar asciugare perfettamente la tavola. In linea di principio, più gli strati sono sottili, più l’intonaco è resistente.
L’intonaco, o levkas, deve essere compatto, omogeneo, opaco, di un bianco uniforme, liscio su tutta la superficie e senza fessure.
L’ultima mano di gesso verrà stesa con una spatola per colmare tutte le insenature del gesso steso a pennello. |
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Quando la tavola sarà ben asciutta, si levigherà con pietra pomice bagnata in acqua (anticamente ci si aiutava con ossa di grossi pesci o con osso di seppia), fino a rendere la superficie il più liscia possibile. |
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La tavola verrà quindi lucidata ulteriormente con carta vetrata (di diversi spessori, fino a grana 400) per dare uniformità all’intera superficie del gesso. |
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Ad un primo sguardo può sembrare che questo procedimento sia un passaggio specificamente tecnico, richiesto da necessità di ordine pratico: nessuno strato di colore può reggere su una tavola di legno senza un fondo. Tuttavia anche questo passaggio dell’iconografia trova un suo fondamento evangelico.
Infatti nel racconto della sepoltura di Cristo si parla di sigilli, posti dai giudei per ordine dei sommi sacerdoti e dei farisei sulla pietra che chiudeva la tomba (il testo paleoslavo, in Mt 27,66 usa il termine zalevkasen).
Per questo anche la base di levkas (intonaco o gesso) dell’icona, stesa sopra la tela, ricorda la Resurrezione del Signore, uscito dal sepolcro “senza distruggere i sigilli” (cfr. I. A. Šalina, La tecnica dell’icona e il suo simbolismo, traduzione dal russo in “Ubrus” n°4).