Un ascolto che plasma l'attesa
22 Dicembre 2024 -
4 Domenica di Avvento - C
Proseguiamo il nostro cammino di ascolto e riflessione sul canto "Adventi enek" (che potete ascoltare cliccando sul pulsante in fondo). Il Signore ci doni di accostarci al mistero della sua incarnazione preparando il cuore alla logica della sua venuta, lasciandoci provocare dalla bellezza e profondità di questo canto che la tradizione della Chiesa ci consegna per il tempo di Avvento. le sorelle Clarisse
O Clavis (o Chiave di Davide)
Veni, Clavis Davidica, regna reclude caelica, fac iter tutum superum, et claude vias inferum. R: Gaude! Gaude! Emmanuel, nascetur pro te, Israel!
RIFERIMENTI BIBLICI DEL NOME:
(Is 22,22-23) Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide: se egli apre, nessuno chiuderà; se egli chiude, nessuno potrà aprire. Lo conficcherò come un piolo in luogo solido e sarà un trono di gloria per la casa di suo padre.
(Mt 16,19) A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli"
(Ap 3,7) Così parla il Santo, il Veritiero, Colui che ha la chiave di Davide: quando egli apre nessuno chiude e quando chiude nessuno apre
(Ap 1,17-18) "Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi”.
ALTRI RIFERIIMENTI:
(Mt. 5,2); io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
(Mt. 7,21) Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
(Mt. 18,3) «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.
(Sir. 21,10) La via dei peccatori è ben lastricata, ma al suo termine c'è il baratro infernale.
(Sal. 1,1) Beato l'uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, non resta nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli arroganti,
(Sal. 139,24) vedi se percorro una via di dolore e guidami per una via di eternità.
L'oracolo profetico di Is 22,22 investe Eliachim, fedele a Dio, come maestro del palazzo reale di Davide in Gerusalemme, al posto di Shebna che aveva abusato della sua autorità per la sua arroganza e vana gloria. Nel passo di Isaia troviamo descritto questo evento con l’immagine della chiave. La chiave è segno di potere. Le chiavi si consegnavano all’amministratore di una casa quando il padrone gli affidava la cura dei suoi beni. Il protocollo della consegna delle chiavi contemplava che esse fossero collocate sulle sue spalle come espressione del peso della responsabilità che assumeva. Probabilmente fa riferimento a questo gesto la profezia d’Isaia: “Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere” (Is 9,5). Colui che ha il potere delle chiavi ha un potere definitivo, espresso nell’immagine di aprire o chiudere, azione che soltanto può fare colui che ha tale potere. Questo è il potere che si aspetta abbia il Cristo, come nuovo Davide, come servo scelto e unto perché sia il Messia che salvi il suo popolo e il Re che lo guidi.
Davide viene proposto qui come figura di Cristo. Davide è l’eletto di Dio per essere unto come re (cf. 1Sam 16,13), colui che consolidò e diede unità al regno d’Israele, colui che trasferì l’arca dell’alleanza a Gerusalemme (cfr. 2Sam 6,1-19). Nonostante la sua vita piena di debolezze, l’idealizzazione della sua figura come re ha fatto sì che non solo sia stato considerato modello per i re che lo avrebbero seguito, ma anche figura del Messia atteso. La “clavis annalis” era un piolo che veniva conficcato nel muro del tempio di Giove Capitolino a Roma ogni anno alle idi di settembre per segnare l’inizio dell’anno. In questo senso era una “chiave”, un punto di riferimento (per la misurazione del tempo). Così come la “chiave” è punto di riferimento delle note nel rigo musicale. Il “clavus” inoltre era una stola di stoffa color porpora indossata sulla tunica da senatori e cavalieri per indicare la loro investitura regale. Di qui si coglie ancora una relazione fra “clavus” e potere regale.
L’antifona invoca la venuta del Messia come chiave che apre, immagine suggestiva e profonda, che richiama testi profetici nei quali è descritto il Messia come il Servo del Signore, nel suo potere assoluto - aprire o chiudere - e nel suo ruolo di liberare i prigionieri dalle tenebre. I testi biblici dell’AT da cui è tratta l’antifona appartengono al periodo dell’esilio babilonese e del desiderio di essere liberati da quel carcere di morte per il popolo. Il grido del popolo è ascoltato e realizzato da Dio attraverso la figura di Ciro e il ritorno alla terra reso possibile dall’editto da lui emanato. Non possiamo non ritrovare in questa esperienza di liberazione, la figura di ciò che Gesù stesso porterà a compimento per ogni uomo: la liberazione definitiva dal carcere più buio del peccato e della morte!
Apri il regno dei cieli, rendi il cammino sicuro e chiudi la via degli inferi.
Anche in questa strofa, infatti, il riferimento alla pasqua del Cristo è molto forte, lo si può vedere anche nelle antiche raffigurazioni iconografiche della resurrezione di Gesù che presentano la sua discesa agli inferi, in cui Egli scardina le porte degli inferi e trascina con sé Adamo, Eva e tutti coloro che giacciono ed attendono nelle tenebre della morte, per portarli con sé nel regno dei cieli. Come promise al ladrone dalla croce. Rendi il cammino sicuro: questo potere di aprire certe porte e di chiuderne delle altre sembra richiedere un lavoro di discernimento, che implica lo scegliere tra una porta o un’altra, tra una via e un’altra (ricordiamo il salmo 1 dove si parla della via dei giusti e degli empi, e chi compie queste scelte è beato, cammina sicuro).
“NOTE” MUSICALI:
Questa strofa mi sembra che abbia la connotazione tipica del cammino che è lo stare “in mezzo”. La voce del canto originario è affidata ai contralti, che già di per sé sono voci che si trovano in mezzo tra l’alto dei soprani ed il basso delle voci maschili. In questo senso c’è un momento assai indicativo quando si canta “caelica”: i soprani lo cantano molto in alto, gli uomini molto in basso ed i contralti stanno in mezzo. Un altro elemento caratteristico è alla fine dell’invocazione, dove, essendo nominate le porte degli inferi ci si aspetterebbe un movimento discendente, come nella strofa precedente. Mentre qui si sente forte una decisa salita verso l’alto, verso l’esultanza di questo “Gaude”, in cui l’anticipo “mediano” dei contralti non abbassa, ma fa come da “trampolino” per la “salita” delle altre due voci. Anche qui il volume è di grosso aiuto. Un ultimo aspetto particolare di questa strofa è che si conclude con un accordo decisamente “incompiuto”, “irrisolto”, non arrivato!