Il tabernacolo: presenza e mistero
Sul monte: la fenditura nella roccia
Il nostro tabernacolo si ispira al testo di Es 34, la grande rivelazione di Dio a Mosè sul monte Sinai. Passando davanti a Mosè nel pronunciare il suo nome santo, Dio pone Mosè nella spaccatura della roccia, perché non si può vedere Dio e rimanere vivi. Il monte Sinai, testimone silenzioso della rivelazione del Nome, è il luogo dove Dio si consegna a Mosè e al popolo (Es 33-34) come il Dio misericordioso e pietoso che ama e si prende cura dell’uomo. E ancora il monte Sinai è il luogo dove Dio si rivela ad Elia (1Re 19,8-18) come voce di sottile silenzio, il silenzio eloquente della
misericordia, cioè come presenza che non si impone, ma si dona all’uomo nella mirabile economia della piccolezza e dell’amore.
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Mosé ed Elia sono i testimoni sul Sinai della Gloria di Dio che si rivelerà su un altro monte, il monte Tabor della trasfigurazione del Figlio, luogo in cui si rivela la gloria di Dio “che rifulge sul volto di Cristo” (cfr. 2 Cor 4, 6). Qui il Nome e la voce del Dio misericordioso si mostrano in un volto, quello del Signore Gesù che sta per consegnare la sua vita nella sua Pasqua, sul monte Golgota.
Di monte in monte giungiamo al monte della rivelazione definitiva della gloria di Dio, il monte della croce, il Golgota: qui l’amore misericordioso del Padre rifulge nella consegna inerme dell’Agnello, un amore più forte della morte.
Secondo Origene, un padre della Chiesa del III sec., la spaccatura della roccia di Es 34 è la ferita provocata nella nostra umanità dall’incarnazione del Verbo, attraverso cui conosciamo l’Amore con cui siamo amati. Il tabernacolo è quindi questa spaccatura, ferita provocata dall’Amore, quella che Lui, risorto, mostra ai suoi. |
Quella gloria che Mosè ha intravisto nella rivelazione del Nome sul monte Sinai si fa vedere nel Figlio (“…il Verbo si fece carne e noi vedemmo la sua gloria” Gv 1,14), gloria che risplende nella carne della sua umanità fino a rifulgere nella sua Pasqua di morte e resurrezione.
Quel Dio che Mosè ha potuto vedere di spalle e che il Figlio ci ha narrato (cfr. Gv 1,18), noi lo possiamo vedere e adorare nel segno dell’Eucarestia, in quel Pane sostanziale nel quale riceviamo la sua vita data per noi. |
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L’eucarestia, custodita nel tabernacolo, è la “visibilità” della gloria di Dio che continua a donarsi a noi nel segno del corpo del Signore Gesù. L’eucarestia è il segno per eccellenza nel quale anche S. Francesco riconosce che si prolunga il mistero dell’incarnazione del Figlio: “ogni giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sopra l’altare nelle mani del sacerdote. E come ai santi apostoli apparve in vera carne, così ora si mostra a noi nel pane consacrato” (Am I, FF 144). |
Un’anfora di pietra
Il tabernacolo è ricavato in un’anfora di pietra arenaria ritrovata negli scavi del pavimento della chiesa stessa (XVI-XVIII sec.) probabilmente destinata a contenere acqua o farina (poteva essere un mortaio per il pane). Tale anfora è stata restituita al suo splendore per contenere il Pane che dà la vita, l’Eucarestia, l’acqua viva che scaturisce dalla corpo ferito del Cristo, dal suo costato aperto (cfr. Gv 19,34). |
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La porta del tabernacolo è rivolta verso un prolungamento laterale della navata centrale della chiesa, verso la cappella dell’adorazione, nella quale le sorelle possono sostare nei tempi prolungati di preghiera personale. |
Tuttavia il tabernacolo è posto al centro del presbiterio, segno della centralità dell’eucarestia per la nostra fraternità di sorelle povere, chiamate a vivere una vita eucaristica, in memoria del Signore Gesù e della sua vita consegnata nel mistero pasquale. |
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La porta del tabernacolo, in argento finemente lavorato con diverse tecniche di sbalzo, lascia intravedere l’anfora nuda incastonata nell’insenatura di una colonna spezzata, nella cavità della roccia (che simbolicamente richiama quella del Sinai e il corpo spezzato del Cristo sul Golgota, là dove si rivela la Gloria di Dio). |
IL TABERNACOLO NELLA STORIA