L'altare: Cristo
L’altare è il centro della nostra chiesa, cuore del mistero pasquale del Figlio: qui ogni giorno si compie il memoriale del gesto di Lui, il suo consegnare la vita nell’amore e la nostra accoglienza di Lui, per vivere in Sua memoria. È il centro “ideale” della chiesa a cui tutti gli altri elementi liturgici rimandano (tabernacolo, crocifisso, ambone) e del quale sono una declinazione.
Tutti gli elementi liturgici principali (altare, ambone, sede) sono stati “scolpiti” nella pietra di Gerusalemme, la stessa pietra con cui è fatto il Santo Sepolcro, il muro del pianto, la città vecchia di Gerusalemme, una pietra che ha 145 milioni di anni, formatasi dal mare insieme al primo sorgere della vita. Il Signore, qui a S. Agata, muore e risorge a Gerusalemme. Anche il materiale di cui è fatto l’altare riporta ogni giorno l’assemblea qui riunita al cuore del mistero che lì si celebra: la Pasqua di morte e resurrezione che il Figlio ha vissuto in Gerusalemme.
Altare: pietra angolare, roccia spezzata
L’altare è anch’esso costituito da una roccia spezzata: formato da cinque blocchi di pietra disposti ad angolo, del peso complessivo di una tonnellata e mezzo: è la pietra angolare, il centro di tutto, su cui ogni costruzione cresce ben ordinata.
Si tratta di un altare fisso e di pietra che riecheggia la relazione pietra-altare già presente nell'Antico Testamento (gli altari eretti dai patriarchi furono costruiti in pietra e di pietra fu anche l’altare del tempio in Gerusalemme); ma soprattutto fa riferimento all’allusione di S. Paolo alla roccia che è Cristo: “Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo” (cfr. 1 Cor 10, 1-4).
Alla riflessione cristiana fu facile accostare a questo testo altri, per cui si creò una fitta rete di collegamenti e di simboli: Mt 21,23 con la metafora di Cristo pietra angolare; il Salmo 117, 22 con la pietra che i costruttori hanno scartato e diventata pietra angolare; la prima lettera di Pietro, la pietra viene rigettata degli uomini, ma scelta e preziosa dinanzi a Dio; Isaia 28,6 "ecco, io pongo in Sion una pietra angolare".
Il fatto che sia una roccia spezzata approfondisce ulteriormente questa simbologia in riferimento al Cristo crocifisso: Cristo è la pietra dalla quale, colpita, scaturisce l'acqua della vita; il Cristo pietra, fu identificato con il Cristo della croce, l'altare del suo sacrificio, dal cui costato colpito dalla lancia, sgorgò sangue e acqua (Gv 19,34). Cristo è la sorgente d'acqua viva ( cf Gv 7,37-39), la fonte da cui scaturisce una vita più forte della morte, nel segno dell’acqua e del sangue che continuano a fluire dal suo corpo. Sangue ed acqua sono interpretati dai padri della chiesa come i sacramenti della chiesa (sangue: eucarestia e acqua: battesimo), i segni attraverso i quali il cristiano riceve la vita del Cristo, è inserito nel suo corpo che è la chiesa e prolunga nel tempo e nello spazio la forma della sua vita.
In una parola: dal Cristo crocifisso il cristiano riceve la vita e la forma della sua vocazione. Il cristiano è una creatura eucaristica. Quindi accostarsi all’altare di pietra (e per noi a questo altare di pietra di Gerusalemme!) ci radica ogni giorno sulla roccia che è il Cristo, che è il suo amore pasquale, per attingere da questa sorgente aperta la vita che ogni giorno ci fa vivere e camminare radicate in Lui per vivere in memoria della sua vita donata.
I blocchi sono disposti in modo tale da offrire a chi vi si accosti relazione con Cristo, pietra angolare, e da esaltare il gioco delle luci e delle ombre, continuamente modificate dal movimento del sole che filtra da una finestrella laterale, come una meridiana posta a segnare il tempo che passa: è l’altare di una chiesa in cui si celebra la liturgia delle ore, la liturgia del tempo.
Il mistero pasquale del Cristo (di cui l’altare è il segno più eloquente) è l’unità di misura per “contare i nostri giorni”, che scandisce le ore, i giorni, gli anni. Il tempo è ritmato dal rendimento di grazie che è l’eucarestia del Cristo. La vita si fa lode nel Suo sacrificio di lode, nel rendimento di grazie del Cristo che restituisce al Padre al vita nell’amore. Anche la liturgia delle ore attinge dall’altare la sua sorgente.
Stringendoci intorno all’altare per la liturgia, ogni giorno, siamo portate nuovamente al cuore della nostra preghiera: è Cristo la nostra lode. Infatti è Lui l’unico che può elevare al Padre il rendimento di grazie. L’unico inno di lode gradito al Padre è la sua vita offerta per amore. La lode della chiesa quindi è tale solo perché è innestata in Lui, perché trova nel Crocifisso la sua sorgente.
Come afferma il rito stesso di dedicazione dell’altare: “(l’altare) sia il centro della nostra lode e del comune rendimento di grazie, finché nella patria eterna ti offriremo esultanti il sacrificio della lode perenne con Cristo, pontefice sommo e altare vivente” (Rito dedicazione altare, n. 200).
Altare: Cristo pasquale è l’uomo compiuto
L’altare è circoscritto da una pedana circolare: un quadrato iscritto nel cerchio, la perfezione dell’umanità, secondo il famoso disegno dell’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci (disegnato su un foglio relativamente piccolo, cm. 34,4 x 24,5), rappresenta uno studio sulle proporzioni del corpo umano che sintetizza le teorie platoniche sulla bellezza. Infatti rappresenta un uomo inserito nel cerchio e nel quadrato, le figure geometriche perfette, secondo Platone. Le figure non sono concentriche ma costruite in relazione tra loro secondo i modi della sezione aurea, dove il centro del cerchio coincide con l'ombelico, e quello del quadrato con i genitali; se questi indicano l'origine fisica, l'ombelico rimanda a quella spirituale. Proprio raffigurando contemporaneamente le due potenzialità umane e geometriche l'artista realizza una sintesi armonica insuperata).
Ancora una volta il simbolo si fa trasparente nel Cristo pasquale: l’uomo perfetto, portato al suo compimento ultimo è Cristo nel suo amare fino alla fine, il Cristo che sulla croce ama fino a dare la vita. Questo richiama continuamente l’assemblea radunata attorno all’altare al suo essere chiamata a conformarsi al Cristo pasquale, il nuovo Adamo. Il compimento della nostra umanità è il divenire o tornare ad essere creature eucaristiche, cioè che restituiscono la vita nell’amore come dono ricevuto da un Amore che sempre ci supera e ci precede.
ALCUNE FASI DELLA LAVORAZIONE |
||||