Foto monastero

Seconda parte:
Itinerario di contemplazione

 

Consegnate all'operazione
dello Spirito

 

 

E restituiamo al Signore Dio
altissimo e sommo tutti i beni

e riconosciamo che tutti i beni sono suoi
e di tutti rendiamogli grazie,
perché procedono tutti da Lui.

E lo stesso altissimo e sommo,
solo vero Dio abbia,

e gli siano resi ed Egli stesso riceva
tutti gli onori e la reverenza,
tutte le lodi e tutte le benedizioni,
ogni rendimento di grazie e ogni gloria,
poiché suo è ogni bene
ed Egli solo è buono (Lc 18,19)
.
(S. Francesco di Assisi, Regola non bollata XVII, FF 49)

 

E sempre costruiamo in noi una casa
e una dimora permanente a Lui,
che è il Signore Dio onnipotente,
Padre e Figlio e Spirito Santo.
(S. Francesco di Assisi, Regola non bollata XXII, FF 61)


Francesco e Chiara sono vissuti perché Dio li potesse amare,
per lasciarsi trovare dall’amore.


L’origine della loro esperienza
è fatta di stupore gioioso e riconoscente,
di disponibilità povera e quindi libera,
all’amore sovrabbondante di Dio,
che ama senza necessità e condizioni al di fuori di sé.
Essi hanno scoperto che Dio ama di un amore che è primo,
sorgivo,
gratuito.
Esso non è risposta al nostro.
È offerta,
è dono
capace di muovere una vita che vive per dire grazie,
una vita eucaristica.


Il francescano non entra in monastero perché vuole trovare Dio,
ma perché lo ha già trovato
e vuole vivere per restituirsi a Lui
vuole vivere per gioire di Lui.


Ogni spazio,
ogni tempo,
tutto il cuore, tutta l’anima e tutte le forze,
fatti disponibili per lasciare che Dio operi liberamente nella vita
come Padre,
sposo,
figlio,
amico e
fratello.

 



Effondendo ogni energia della mente e del cuore,

ogni affetto e volontà nel lasciarsi amare,
sono stati fatti come Maria,
umile accoglienza del Figlio di Dio e sua radiosa Presenza,
divenendo così’, come lei, in forza dello stesso Spirito,
“sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo” (CC.GG. art. 4 §1).

 

 

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Sul monte

 


I frati che vissero con lui, inoltre
sanno molto bene come ogni giorno,

anzi ogni momento
affiorasse sulle sue labbra il ricordo di Cristo;

con quanta soavità e dolcezza gli parlava,
con quale tenero amore discorreva con Lui.
Era davvero molto occupato con Gesù.
Gesù portava sempre nel cuore,
Gesù sulle labbra,
Gesù nelle orecchie,
Gesù negli occhi,
Gesù nelle mani,
Gesù in tutte le altre membra.
(S. Francesco di Assisi, Vita Prima di Tommaso da Celano IX,115 : FF 522)



Entrare nel tempio,
entrare nel Figlio,
e nel suo amore,
trovare il Padre
ed essere, in quell’amore,
amati da Lui.

 

Dentro gli occhi del Figlio,
dentro la sua preghiera,
dentro il cuore,
dare nelle sue mani,
andare sulle sue strade,
trovare l’uomo da Lui trovato,
consegnarsi al Padre,
e all’uomo,
nella sua stessa consegna,
lasciarsi amare nella sua povertà,
vivere nella sua fede,
fatti nuovi nella sua vita.

 

Questa esperienza del Figlio
è data dal Vangelo,
accolto e vissuto,
dalla Parola dell’Antica e della Nuova Alleanza:
la vita del Figlio avviene in noi
perché il Vangelo ha messo radici nel cuore,
e il cuore ha posto le sue radici nel Vangelo.

 


Chiara e le sue sorelle scelsero come loro tipo particolare di vita,

di testimoniare Cristo che contempla sul monte,
solo col Padre che in Lui si compiace (CC.GG. art. 4 §2).

 

 

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La parte dei poveri

 


Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio

concedi a noi miseri di fare, per la forza del tuo amore,
ciò che sappiamo
che tu vuoi,

e di volere sempre
ciò che a te piace, affinché, interiormente purificati,

interiormente illuminati
e accesi dal fuoco
dello Spirito Santo,

possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto,
il Signore nostro Gesù Cristo,
e, con l'aiuto della tua sola grazia,
giungere a te, o Altissimo,
che nella Trinità perfetta e nella Unità semplice
vivi e regni glorioso,
Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli. Amen.
(S. Francesco di Assisi, Lettera al Capitolo Generale, 62 : FF 233)

 


Lo Spirito rende Chiara sua sposa,
lo Spirito la fa impronta della Madre di Dio,
lo Spirito la introduce in Cristo nella comunione con il Padre,
lo Spirito opera in lei la grazia della vita di conversione,
lo Spirito la libera da ogni volontà propria
lo Spirito la libera da ogni forma di possesso.


Dio fa,
Dio opera,
Dio libera,
Dio salva.


Come per ogni povero che non può attingere a nulla di sé
per amare ed essere amato,
la parte che ci spetta è quella di desiderare
l’amore con cui siamo amati.
Il desiderio è la parte dei poveri.
È mendicanza,
è tendere la mano
certi che non rimarrà vuota,
è manifestare la fame e la sete,
certi di essere saziati.
Il desiderio crea lo spazio della disponibilità
alla santa operazione dello Spirito,
e fa di noi coloro che hanno creduto all’amore,
e vedono con i loro occhi,
e ascoltano con i loro orecchi,
e toccano con le loro mani,
la Vita che si è fatta visibile,
e accessibile,
e vicina.

 


L’ardente desiderio del Crocifisso povero, Re delle gloria,
introduce Chiara di luce in luce nella conoscenza del Padre
e nella comunione d’amore della Trinità (CC.GG. art. 5).

 

 

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Un'altra Maria

 

 

Colloca i tuoi occhi davanti allo specchio dell’eternità,
colloca la tua anima nello splendore della gloria
(cfr Eb 1,3),

colloca il tuo cuore in Colui
che è figura della divina sostanza,

e trasformati interamente,
per mezzo della contemplazione,

nella immagine della divinità di Lui
(cfr 2Cor 3,18).

Allora anche tu proverai
ciò che è riservato ai soli suoi amici,

e gusterai la segreta dolcezza che Dio medesimo
ha riservato fin dall’inizio per coloro che lo amano
(cfr Sal 30,20).

…con tutta te stessa ama Colui
che per amor tuo tutto si è donato.

…Voglio dire quel Figlio dell’Altissimo,
che la Vergine ha partorito,
senza cessare di essere vergine.

Stringiti alla sua dolcissima Madre,
la quale generò un Figlio tale
che i cieli non potevano contenere
(cfr 1Re 8,27; 2Cr 2,5),

eppure ella lo raccolse
nel piccolo chiostro del suo santo seno

e lo portò nel suo grembo verginale.

(S. Chiara di Assisi, III Lettera a S. Agnese da Praga, 12-19 : FF 2888-2890)

 


Scrive S. Bonaventura che Francesco e Chiara
amavano la chiesetta della Porziuncola
di S. Maria degli Angeli in modo particolare,
perché in quel luogo la madre di Dio
permise loro di concepire e partorire lo spirito della verità evangelica.
Vivere il Vangelo nella Forma di Maria,
concepirlo e partorirlo,
farsi sua veste,
sua casa.


Discepole perché madri:
chiamate a
custodirlo e farlo crescere,
lasciare che segni la carne,
la vita,
i pensieri,
il cuore.
Accogliere la volontà del Padre
nella fede
e nella coscienza del proprio niente,
nella coscienza che la vita viene da un Altro.

E da lei lasciarsi condurre a conoscere
e a comprendere, piccoli e poveri,
l’amore che si è fatto uomo.

 

 

Le Sorelle si conformino sempre più a Maria,
che risplendendo come modello di virtù,
le guida a contemplare l’opera somma di Dio,
il mistero dell’Incarnazione (CC.GG. art 6).

 

 

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La pienezza dell'umanità

 


Considera, o uomo,
in quale sublime condizione ti ha posto il Signore Dio,

poiché ti ha creato e formato
a immagine del suo Figlio diletto secondo il corpo
e a similitudine di lui (Cfr Gen 1,26) secondo lo spirito.
(S. Francesco di Assisi, Ammonizioni, V : FF 153)

 

Onnipotente, santissimo, altissimo e sommo Dio,
Padre santo e giusto,
Signore Re del cielo e della terra,
per te stesso ti rendiamo grazie,
perché per la tua santa volontà e per l'unico tuo Figlio
con lo Spirito Santo

hai creato tutte le cose spirituali e corporali,
e noi fatti a tua immagine e somiglianza (Gen 1,26)
hai posto in Paradiso (Gen 2,15).

E noi per colpa nostra siamo caduti.
(S. Francesco di Assisi, Regola non bollata XXIII, 1-4 : FF 63)

 

Trovare Dio.
Trovare l’uomo.
Essere contemplativi significa
vivere la pienezza dell’umanità che è Cristo Gesù.
È riscoprire la somiglianza divina dell’essere uomo,

dell’essere donna,
l’umanità autentica come luogo nel quale si rivela chi è Dio,
luogo nel quale si è fatto fratello nostro.
In Cristo scopriamo il principio e il compimento

della nostra umanità,
in Lui amata e voluta,
in Lui disegnata e conosciuta,
in Lui fatta bella,
in Lui ritrovata,
in Lui redenta,
in Lui destinata alla Vita.

 

L’umanità è per sempre il luogo in cui fare esperienza
di un amore che l’ha scelta fin dal principio

e che su di essa si è chinato,

e il luogo dentro il quale l’amore diventa visibile.

 

Ci insegnano i nostri padri

che questa umanità amata è oggetto dell’invidia degli angeli,
perché essi non conosceranno mai
l’amore che ci ritrova quando si è perduti,
l’amore che consola quando si è nel pianto,
l’amore che fa crescere quando si è piccoli,
l’amore che risana quando si è feriti,
l’amore che rialza quando si è caduti,
l’amore che ridà la vita quando si è morti.

 


Veramente soltanto nel mistero del Verbo incarnato
trova vera luce il mistero dell’uomo.
Dall’inizio Dio, che ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza
in Cristo, Verbo incarnato,
lo chiama alla sua comunione d’amore.
Dopo il peccato l’uomo non ha perso questo desiderio innato
della contemplazione del volto di Dio,
la quale aderisce a Lui con la mente e con il cuore (CC.GG. art 7)
.

 

 

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Nella lode del creato

 


Altissimo, onnipotente, bon Signore,

tue so le laude, la gloria e l’onore e onne benedizione.
A te solo, Altissimo, se confano
e nullo omo è digno te mentovare.

Laudato sie, mi Signore, cun tutte le tue creature,
spezialmente messer lo frate Sole, lo quale è iorno,
e allumini noi per lui.

Ed ello è bello e radiante cun grande splendore:
de te, Altissimo, porta significazione.
(S. Francesco di Assisi, Cantico delle Creature, 1-4 : FF 263)

 


Deus meus et omnia.

Il creato è venuto all’esistenza voluto dall’Amore,
chiamato alla vita dall’Amore:
esso è oggetto della gioia di Dio che vide buone tutte le cose,
porta impresso il segno della bellezza e della santità del suo Creatore.
Allora in ogni cosa che esiste possiamo seguire le orme di Dio,
lasciarci condurre da tutto al Divino Amore,
riconoscere l’amore,
l’inaudita capacità di sofferenza dell’amore
che conserva la sua creatura,
ed esultare per l’opera delle Sue mani.



Preoccupiamoci di essere incitate da tutte le cose al divino Amore,
esultando per le opere delle sue mani
e  attraverso gli spettacoli della natura che danno gioia,
afferriamo la Ragione e la Causa che li vivifica.
Conosciamo nelle cose belle il Bellissimo
e attraverso le sue orme impresse nelle cose
troviamo ovunque il Diletto (CC.GG. art 8)
.

 

 

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